Il Presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno, dopo aver ricordato quanto i giovani siano stati penalizzati della crisi del 2020, ha dichiarato: “E’ tempo di costruttori”.
Cosa comporta questa frase per noi adulti attenti alle dinamiche sociali e coinvolti nei processi educativi della nuova generazione? Credo che ci esorti a lavorare in due direzioni. In primis, ci richiede uno sforzo significativo nella pratica dell’ascolto attivo e sincero dei giovani. Se vogliamo costruire una nuova realtà occorre “ridisegnare insieme i principi sui quali vogliamo si fondi” (rif). Per costruire fondamenta nuove è necessario ascoltare profondamente l’immaginario di futuro che i giovani portano con loro, le aspirazioni, i desideri, le idee di successo, così intimamente diverse dalle nostre. Questo sforzo sarà complesso e richiederà il coraggio di abitare spazi sociali a noi sconosciuti e ascoltare anche quanto non vorremmo. In secondo luogo, mi domando “costruire cosa?” Le esperienze, i luoghi e le persone che permettono ai giovani di crescere e fiorire in un territorio sono molteplici e ricchi. Ma questa rete ha spesso maglie larghe e deboli. Ciò comporta sovente di raccogliere solo i giovani che hanno una solidità alle spalle. A noi dunque il compito di tessere la tela, costruire l’infrastruttura sociale per l’inclusione, un ecosistema abilitante che permetta a tutti i giovani di diventare agenti di cambiamento, facilitando la connessione, offrendo occasioni di conoscenza e di riconoscimento, aprendo spazi di collaborazione. Mostrarci all’altezza del nostro compito storico a cui ci richiama il Presidente significa assumerci la responsabilità di fare qualcosa di diverso da prima e costruire il piano per la “Next Generation EU” con la prossima generazione.
Luca Solesin, Senior Change Manager ad Ashoka Italia