John Fitzgerald Kennedy diceva: “Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”. Il concetto di cooperativa di comunità (Cdc) rappresenta un modello di innovazione sociale dove i cittadini sono produttori e fruitori di beni e servizi. Il principio base di queste iniziative è produrre vantaggi a favore della comunità. Questo obiettivo viene perseguito dai cittadini stessi con l’offerta di beni e servizi che incidano in modo stabile e duraturo sulla qualità della vita sociale ed economica dell’intero tessuto sociale. Chiariamo dunque cosa sono le cooperative di comunità e cosa non sono. Si parte dal concetto di cooperativa, ma differentemente da quanto accade in una coop, ad esempio, sociale, i valori e i soggetti che fanno parte della Cdc risultano differenti. Vediamo gli aspetti sostanziali. 1.Ragione giuridica: le Cdc non sono ancora riconosciute giuridicamente. Non esiste ad oggi un quadro normativo omogeneo né regionale, né nazionale. 2.Promotori: Essendo una tipologia di progettualità che parte dalle esigenze della popolazione, solitamente è la stessa comunità che chiede al tessuto sociale e all’Amministrazione di approfondirne la costituzione. 3.Progetti strategici: è fondamentale individuare quali azioni risultino importanti e sostenibili per la comunità di riferimento. 4.Presenza del pubblico: in questo contesto l’amministrazione comunale deve svolgere un ruolo di promozione e disseminazione, fornendo, nel rispetto delle norme vigenti, opportunità e risorse, e quindi favorendo un processo di governance della sussidiarietà orizzontale aperto e trasparente, in cui il capitale sociale locale possa dispiegarsi e contribuire al cambiamento e al miglioramento. 5.Diversità: non esiste una cooperativa di comunità uguale all’altra, è necessario infatti studiare i casi di cooperative già costituite per prenderne spunto, ma poi è necessario declinare il modello sul proprio territorio. Ogni cooperativa è unica e inimitabile nel suo genere, per dimensioni, obiettivi e attività. 6.Posti di lavoro: si pone al centro il capitale umano, rappresenta infatti un modello che coinvolge e rende participi risorse del territorio. Spesso le cooperative creano posti di lavori proprio al fine di valorizzare competenze congrue agli scopi proposti. La Cdc è dunque uno strumento che condivide e realizza la comunità stessa, mettendo a disposizione la propria creatività, le proprie capacità, il proprio saper fare, per rispondere, in termini di servizi, ai fabbisogni emergenti in relazione al welfare, allo sviluppo sostenibile, al miglioramento della qualità di vita e del contesto ambientale e sociale locale. John Fitzgerald Kennedy diceva: “Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”. Il concetto di cooperativa di comunità (Cdc) rappresenta un modello di innovazione sociale dove i cittadini sono produttori e fruitori di beni e servizi. Il principio base di queste iniziative è produrre vantaggi a favore della comunità. Questo obiettivo viene perseguito dai cittadini stessi con l’offerta di beni e servizi che incidano in modo stabile e duraturo sulla qualità della vita sociale ed economica dell’intero tessuto sociale. Chiariamo dunque cosa sono le cooperative di comunità e cosa non sono. Si parte dal concetto di cooperativa, ma differentemente da quanto accade in una coop, ad esempio, sociale, i valori e i soggetti che fanno parte della Cdc risultano differenti. Vediamo gli aspetti sostanziali. 1.Ragione giuridica: le Cdc non sono ancora riconosciute giuridicamente. Non esiste ad oggi un quadro normativo omogeneo né regionale, né nazionale. 2.Promotori: Essendo una tipologia di progettualità che parte dalle esigenze della popolazione, solitamente è la stessa comunità che chiede al tessuto sociale e all’Amministrazione di approfondirne la costituzione. 3.Progetti strategici: è fondamentale individuare quali azioni risultino importanti e sostenibili per la comunità di riferimento. 4.Presenza del pubblico: in questo contesto l’amministrazione comunale deve svolgere un ruolo di promozione e disseminazione, fornendo, nel rispetto delle norme vigenti, opportunità e risorse, e quindi favorendo un processo di governance della sussidiarietà orizzontale aperto e trasparente, in cui il capitale sociale locale possa dispiegarsi e contribuire al cambiamento e al miglioramento. 5.Diversità: non esiste una cooperativa di comunità uguale all’altra, è necessario infatti studiare i casi di cooperative già costituite per prenderne spunto, ma poi è necessario declinare il modello sul proprio territorio. Ogni cooperativa è unica e inimitabile nel suo genere, per dimensioni, obiettivi e attività. 6.Posti di lavoro: si pone al centro il capitale umano, rappresenta infatti un modello che coinvolge e rende participi risorse del territorio. Spesso le cooperative creano posti di lavori proprio al fine di valorizzare competenze congrue agli scopi proposti. La Cdc è dunque uno strumento che condivide e realizza la comunità stessa, mettendo a disposizione la propria creatività, le proprie capacità, il proprio saper fare, per rispondere, in termini di servizi, ai fabbisogni emergenti in relazione al welfare, allo sviluppo sostenibile, al miglioramento della qualità di vita e del contesto ambientale e sociale locale.
Ivano Corradetti