Bottega Terzo Settore è un’iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno.
I seguenti dati sono stati estrapolati dall’analisi dei fabbisogni del territorio di riferimento della Fondazione, realizzata in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche.
POPOLAZIONE E TERRITORIO
Al 31 dicembre 2021, la popolazione censita nei 38 comuni dell’area di interesse della Fondazione ammontava a 208.591 abitanti (pari al 14% della popolazione regionale). Il 44,6% della popolazione dell’area vive nei due centri urbani di maggiori dimensioni, Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. La densità abitativa è elevata sulla costa e lungo gli assi produttivi, che si snodano dal litorale verso l’interno; come atteso, le densità più elevate si riscontrano nei comuni costieri limitrofi alle aree produttive più significative: San Benedetto del Tronto (1.882 abitanti per kmq), Grottammare (883 abitanti per kmq) e Castel di Lama (763 abitanti per kmq) contro una densità media dell’area pari a 147 abitanti per kmq.
Tra il 2001 e il 2021 la popolazione si riduce in 26 dei 38 comuni dell’area, con perdite che variano da quella massima di Arquata del Tronto (-31,8%) a quella di Maltignano (-3,8%). La popolazione aumenta solo nei comuni della fascia costiera e lungo la Vallata del Tronto. I centri con la crescita più consistente in termini relativi sono Monteprandone (+24,2%) e Spinetoli (+23,2%). Complessivamente tra il 2001 e il 2021 la popolazione del Territorio Fondazione si è ridotta dell’1%, il doppio della media provinciale (-0,5%), mentre nello stesso periodo la popolazione marchigiana è aumentata del 2,5%.
TESSUTO IMPRENDITORIALE, MERCATO DEL LAVORO E RISULTATI ECONOMICI
Un’analisi strutturale del sistema delle imprese operanti nel territorio consente di mettere in luce aspetti di forza e di vulnerabilità che riguardano il tessuto produttivo, con gli inevitabili riflessi che da ciò derivano sul quadro sociale e sul benessere economico degli abitanti.
Nel 2021 le imprese attive nella provincia di Ascoli sono 20.754, pari al 14,2% del totale regionale21. La densità imprenditoriale, ovvero il numero di imprese ogni mille abitanti assume un valore più elevato sia rispetto alla media regionale (97), che nazionale (87) attestandosi al livello di 103 imprese. La provincia si conferma, dunque, come un territorio a forte propensione imprenditoriale (si veda cartografia seguente). La stessa “concentrazione” non viene confermata anche nel rapporto tra numero di addetti e popolazione per la prevalenza nel territorio di “micro” e piccole imprese.
Analizzando la demografia d’impresa, si evidenzia un processo di medio-lungo periodo, che sta portando ad un ridimensionamento numerico del tessuto imprenditoriale attivo: dal 2011 al 2021 si sono perse complessivamente 762 imprese. Il fenomeno ha interessato soprattutto il sistema delle aziende artigiane che, nei dieci anni, hanno ridotto il loro peso sulla platea delle attività economiche dal 30,3% al 26%.
In relazione ai settori economici più rappresentativi, si rileva che le imprese ascolane operano prevalentemente nel commercio (22,8% delle imprese totali), nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (17,4%), nelle costruzioni (13,3%) e nelle attività manifatturiere (10,2%), come illustrato nella figura seguente. Considerando il solo settore manifatturiero, le specializzazioni produttive prevalenti sono l’agroalimentare, il tessile-abbigliamento, la meccanica e l’elettronica.
ACCESSO AL MERCATO DEL LAVORO
L’accesso al lavoro è uno dei requisiti fondamentali della partecipazione alla società: a tal fine si esaminano una serie di indicatori, che delineano la fisionomia del mercato del lavoro locale.
Il tasso di disoccupazione dell’ascolano (8,8% nel 2021) è più elevato della media regionale (pari al 7,3%). Il divario tra uomini e donne risulta molto pronunciato: le donne sono quelle più a rischio di disoccupazione (11,2% contro il 6,6% degli uomini) e tale situazione si verifica più frequentemente nell’ascolano, che non nel contesto nazionale e regionale (dove il tasso di disoccupazione femminile è pari, rispettivamente, al 10,6% e al 8,3%). Lo stesso fenomeno viene segnalato anche dall’indicatore sul tasso di inattività femminile, che fa riferimento alle donne in età lavorativa (15 – 64 anni), che non risultano né occupate, nè in cerca di occupazione (grafico seguente).
LIVELLO DI ISTRUZIONE
Conoscenze, competenze e abilità professionali sono componenti fondamentali del capitale umano; acquisite attraverso percorsi scolastici ed esperienze lavorative, giocano un ruolo centrale nel favorire lo sviluppo socio-economico di un territorio.
I risultati dell’ultimo Censimento permanente della popolazione riferiti al 2020, indicano un generale innalzamento del livello medio di istruzione della popolazione marchigiana grazie alla crescita continua della scolarizzazione e al conseguimento di titoli di livello superiore71. Rispetto al 2019 diminuisce la quota di popolazione con un basso livello d’istruzione: coloro che sono privi di un titolo di studio passano dal 4,9% al 4,6%, le licenze elementari dal 17,1% al 16,5%, quelle di scuola media dal 27,3% a 27,1%. Nel contempo la percentuale di diplomati72 e di persone con istruzione terziaria (e superiore)73 è aumentata di oltre mezzo punto percentuale, attestandosi rispettivamente al 36,1% e al 15,8%. L’incremento dell’incidenza dei titoli universitari è da attribuire quasi interamente a quelli di II livello (+5,1%, circa 7.000 unità). La distribuzione del grado di istruzione della popolazione marchigiana si caratterizza per una peculiare geografia provinciale, condizionata dalla struttura per età della popolazione e dal tessuto socio-economico di riferimento, e dalla presenza di strutture universitarie o di adeguate infrastrutture per la mobilità.
VOLONTARIATO E PARTECIPAZIONE SOCIALE
L’analisi delle relazioni sociali rappresenta un aspetto centrale per meglio contestualizzare un territorio. Le reti relazionali, infatti, sia tra persone sia tra individui e istituzioni, contribuiscono a descrivere la struttura del tessuto connettivo nel quale si muovono i legami di amicizia, le relazioni di parentela, ma anche i valori sociali in genere. Per questo sono anche parte integrante di ogni definizione di “capitale sociale”. In questa ottica nel presente paragrafo si adotterà una visione ampia del concetto di “relazione” e “partecipazione sociale” esaminando alcuni indicatori che fanno riferimento alla sfera delle relazioni sociali, delle istituzioni, del volontariato, etc.
La dimensione della partecipazione sociale e, in particolare, l’attività di volontariato organizzato espresso dal numero di enti non profit in rapporto di incidenza sulla popolazione sembra rappresentare un punto di forza del territorio ascolano, dove operano 76,5 enti ogni 10 mila abitanti contro i 60,8 rilevati a livello nazionale.
Alla data del 31 dicembre 2019 le istituzioni non profit attive nella provincia sono 1.577 e, complessivamente, impiegano 1.661 dipendenti. L’associazione è la forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni provinciali (86,6%), seguono quelle con altra forma giuridica (6,9%), le cooperative sociali (5,2%) e le fondazioni (1,3%)100. La distribuzione dei dipendenti per forma giuridica è fortemente eterogenea, con il 72,2% occupato nelle cooperative sociali.
La profilazione delle istituzioni in base alla forma giuridica solo in parte riesce a rappresentare i diversi profili organizzativi, che caratterizzano il settore non profit. A tal fine, gli enti possono essere classificati in base alle principali forme organizzative definite dalla legislazione speciale di settore; in relazione a questo aspetto il 31,1% delle istituzioni ascolane è rappresentato da associazioni sportive dilettantistiche, il 14,4% da organizzazioni di volontariato, il 5,3% da imprese sociali e il 2,5% da associazioni di promozione sociale.
In base al settore di attività prevalente, lo sport impegna quasi il 36% delle istituzioni provinciali; seguono le attività culturali e artistiche (19,8%), le attività ricreative e di socializzazione (12,4%), l’assistenza sociale e la protezione civile (10,8%). Il ricorso al personale dipendente tende ad essere più frequente in alcuni settori di attività, soprattutto nell’assistenza sociale e protezione civile, che assorbe oltre il 56% dei dipendenti totali. Diversamente, i settori delle attività culturali e artistiche, sportive e ricreative, della filantropia e promozione del volontariato e dell’ambiente operano con pochi dipendenti, tanto che complessivamente assorbono poco più dell’11% delle risorse umane complessive.
A livello complessivo, le diverse misure statistiche esaminate restituiscono l’immagine di un territorio in cui il senso di comunità sembra ancora forte, dove le reti familiari e amicali coese continuano a svolgere un ruolo importante nel sopperire alle carenze del sistema pubblico.